mutismo selettivo
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Mutismo selettivo: Definizione, caratteristiche e trattamento

Il mutismo selettivo è un disturbo forse raro e per questo poco conosciuto e consiste nell’incapacità di parlare in alcuni contesti sociali.

Ma cos’è davvero il mutismo selettivo e come può essere trattato?

Mutismo selettivo: definizione

Il mutismo selettivo può essere definito come un disturbo d’ansia che impedisce a chi ne soffre (generalmente bambini ed adolescenti) di esprimersi verbalmente, nonostante lo sviluppo del linguaggio sia normale.

Questa incapacità a parlare si verifica solo in determinati contesti sociali (ad esempio a scuola), mentre la conversazione avviene senza problemi in altri contesti che la persona considera più “familiari”.

Secondo il DSM 5, affinché si possa parlare di mutismo selettivo è necessario che siano presenti le seguenti caratteristiche:

  1. Costante incapacità di parlare in contesti sociali specifici in cui ci si aspetta che l’individuo parli (come, ad esempio, all’asilo oppure a scuola), nonostante esso sia capace di parlare in altre situazioni.
  2. La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, oppure interferisce con la comunicazione sociale.
  3. La durata della condizione deve essere di almeno 1 mese (non limitata al primo mese di scuola durante il quale il bambino potrebbe non parlare a causa del disagio creato dall’inizio del periodo scolastico).
  4. L’incapacità di parlare non deve essere causata dalla non conoscenza o dal non sentirsi a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale.
  5. La condizione non è meglio spiegata da disturbi della comunicazione e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi dello spettro dell’autismo e della schizofrenia o di altri disturbi psicotici.

Mutismo selettivo: caratteristiche

Il termine “selettivo” indica che chi ne soffre riesce a parlare liberamente solo con persone di cui si fida particolarmente o in contesti in cui si sente al sicuro e a suo agio (spesso l’ambiente familiare).
Selezionando, appunto.

Mentre in altri contesti sociali in cui si sente a disagio mostrerà grandi difficoltà ad esprimersi, arrivando al totale silenzio.

L’ambiente in cui principalmente si presenta il mutismo è quello scolastico, proprio perché è un luogo in cui ci si deve esporre, si valutano le prestazioni e la possibilità di commettere errori è sempre presente.

A scuola questi bambini hanno grande difficoltà a chiedere di andare in bagno o a mangiare: spesso nascondono il cibo o attendono che gli altri bambini abbiano terminato di mangiare e si allontanino.

Il bambino con mutismo selettivo desidera fortemente parlare ed integrarsi ma è bloccato da una forte paura che riesce a controllare soltanto tacendo.
Non è affatto reticente a partecipare ad attività scolastiche che non prevedano il parlare.

Spesso i genitori stessi del bambino lo descrivono in un modo completamente diverso rispetto a come lo conoscono i suoi insegnanti o i compagni di scuola.
A volte, però, nonostante il bambino parli senza alcun freno a casa, può accadere che resti muto alla presenza di un amico dei genitori finché egli non sarà andato via, se questo non fa parte della sua “cerchia selezionata”.

I bambini con mutismo selettivo, in assenza di ulteriori problematiche (ad esempio disturbi specifici dell’apprendimento), apprendono normalmente e sviluppano competenze scolastiche adeguate.

Il mutismo selettivo è caratterizzato da timidezza, forte imbarazzo, ansia e paura.
Soffrendo di ansia, spesso questi bambini presentano anche disturbi somatici: ad esempio mal di pancia, nausea e mal di testa.

E’ importante comprendere che non si tratta, da parte del bambino, di un atteggiamento intenzionalmente oppositivo o provocatorio.
Sta, attraverso il silenzio, cercando di gestire l’ansia.

Il mutismo selettivo è accompagnato da contatto oculare scarso o assente, immobilità, inespressività del viso ed agitazione quando il bambino si trova in determinate situazioni sociali.
Spesso, in comorbilità con il mutismo selettivo, sono presenti un disturbo ossessivo compulsivo, sintomi tipici della Sindrome di Tourette, o diverse fobie, ad esempio fobia sociale.

Mutismo selettivo: esordio e durata

Come abbiamo già accennato, il mutismo selettivo riguarda principalmente bambini ed adolescenti, e raramente può trascinarsi nell’adolescenza ed essere presente anche nell’età adulta.

Il mutismo selettivo fa il suo esordio intorno ai 2 anni o 3 anni e mezzo.
Questo disturbo riguarda maggiormente il sesso femminile.

Il bambino può mostrare timidezza, paura delle persone, voglia di nascondersi e riluttanza a parlare in determinate circostanze, ma spesso il mutismo selettivo appare chiaramente riconoscibile quando il bambino viene inserito a scuola, in quanto è uno dei primi contesti, al di fuori di quello familiare, in cui il bambino si trova a dover parlare.

Spesso si è portati a pensare di trovarci davanti semplicemente un bambino timido, e che la timidezza sarà solo temporanea.
Quando il mutismo selettivo viene finalmente riconosciuto, il bambino ha spesso già trascorso uno o due anni senza verbalizzare.

Più tempo si aspetterà per intervenire e più sarà difficile farlo.

Alcune persone hanno strascichi di mutismo selettivo anche in età adulta: possono presentare ansia sociale, timidezza, depressione e attacchi di panico.

Mutismo selettivo: le cause

In realtà la causa del mutismo selettivo non è ancora chiara: si presuppone una componente genetica.
Spesso nella famiglia del bambino sono presenti altri casi di mutismo, o può esserci un familiare con timidezza, attacchi di panico, ansia sociale o altri sintomi ansiosi.
Frequentemente le famiglie del bambino con mutismo selettivo sono iposocializzate, ossia con scarsi contatti al di fuori del nucleo familiare.

In passato si è ipotizzato che il bambino con mutismo selettivo potesse aver subito un abuso, ma questa ipotesi è stata poi smentita.

Mutismo selettivo: come trattarlo

Attenzione: è assolutamente dannoso mettere sotto pressione il bambino, rimproverarlo, punirlo o promettendogli ricompense.

L’intervento dello psicologo includerà la desensibilizzazione dall’ansia eccessiva, l’accrescimento dell’autostima e procedure di modificazione comportamentale per motivare il bambino ad esprimersi verbalmente.

Lo psicologo incontrerà prima i genitori per raccogliere da loro informazioni sulla storia evolutiva del bambino.
Poi incontrerà il bambino: potrà essere d’aiuto l’osservazione dei disegni, del gioco libero e del linguaggio corporeo.

Lo psicologo procederà gradualmente: inizialmente si cercherà di sollecitare la risposta del bambino attraverso i gesti.
Successivamente si arriverà alle singole parole ed infine, con molta cautela, il bambino potrebbe arrivare a produrre piccole frasi.
Dopo un trattamento intensivo è possibile che il bambino inizi ad esprimersi verbalmente in alcune situazioni sociali.

E’ importante coinvolgere anche genitori ed insegnanti.
I genitori potranno aiutare il bambino grazie alla messa in atto di una routine fissa che dia stabilità al bambino, soprattutto la mattina prima di andare a scuola.
Un altro aiuto può essere di organizzare degli incontri di gioco con qualche compagno di scuola con cui il bambino si trova più a suo agio, per stimolarlo nelle interazioni sociali.

Gli insegnanti dovranno comprendere che il mutismo del bambino non è intenzionale: questo ridurrà la loro frustrazione.
L’insegnante deve utilizzare strategie di facilitazione, includere il bambino in attività di gruppo, in modo che il bambino si senta integrato, autonomo, incluso in un clima di accettazione, e riesca così ad aumentare la propria autostima e ad abbassare il suo livello di ansia.

Un bambino piccolo e da poco inserito a scuola ha buone possibilità di recupero, se trattato adeguatamente.

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