disturbo da accumulo
Blog psicologia,  Disturbi ossessivo-compulsivi

Disturbo da accumulo: cos’è e come curarlo:

Il disturbo da accumulo è caratterizzato da un’eccessiva difficoltà a separarsi dai propri beni materiali, anche quando gli spazi vitali vengono parzialmente o completamente occupati da essi e quando anche il mantenimento dell’igiene diviene difficoltoso. 

Vediamo insieme quali sono le cause del disturbo da accumulo ed in che modo è possibile curarlo. 

Disturbo da accumulo: definizione

Il disturbo da accumulo o Disposofobia (dall’inglese “to dispose”, che significa “gettare”), è caratterizzato dall’accumulo patologico o disfunzionale di oggetti, acquistati o raccolti, e dalla successiva incapacità di disfarsene, liberando i propri spazi vitali (casa, auto, ufficio, ecc).

Qualsiasi oggetto può essere conservato, anche generi alimentari od oggetti trovati nella spazzatura.
Spesso si può trattare di oggetti privi di valore, almeno apparente.

Secondo i criteri del DSM 5 si può parlare di disturbo da accumulo quando sono presenti questi criteri:

  • Persistente difficoltà di gettare via o separarsi dai propri beni, a prescindere dal loro valore reale.
  • Questa difficoltà è dovuta a un bisogno percepito di conservare gli oggetti e al disagio associato al gettarli via.
  • La difficoltà di gettare via i propri beni produce un accumulo che congestiona e ingombra gli spazi vitali e ne compromette sostanzialmente l’uso previsto. Se gli spazi vitali sono sgombri, è solo grazie all’intervento di terze parti (per es. familiari, addetti alle pulizie, autorità).
  • L’accumulo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (incluso il mantenimento di un ambiente sicuro per sé e per gli altri).
  • L’accumulo non è attribuibile a un’altra condizione medica.
  • L’accumulo non è meglio giustificato dai sintomi di un altro disturbo mentale.

Frequentemente gli accumulatori compulsivi presentano scarso autocontrollo e scarsa regolazione emotiva: è possibile che utilizzino strategie esterne e non adattive per regolare l’umore.

Buttare via gli oggetti scatena una paura di tipo ossessivo: può causare danno a se stessi o agli altri.

Anche se ricorda molto il disturbo ossessivo-compulsivo, secondo il DSM 5 il disturbo da accumulo consiste in un disturbo a sé, incluso all’interno della categoria Disturbi compulsivi ma separato da esso.
Il doc va comunque tenuto in considerazione nel caso in cui l’accumulo sia estremo.

Spesso il disturbo da accumulo è in comorbidità con depressione, ansia, stress e fobia sociale.

Disturbo da accumulo: caratteristiche

Le principali ragioni per le quali sarebbe difficile gettar via gli oggetti sono: 

  • Ragioni affettive: “Questo oggetto ha un grande valore per me. Mi ricorda qualcosa di caro. Mi fa rivivere un momento particolare. Non potrei stare senza.”;
  • Ragioni strumentali: “Potrebbe servirmi: non si sa mai! Potrebbe tornare utile in qualunque momento.”;
  • Ragioni intrinsiche: “È un bell’oggetto! Pensa alle possibilità che ha. Guardalo: perché dovrei volerlo buttare?”.

Chi soffre di disturbo da accumulo presenta aspetti disfunzionali in 1 o più di queste 3 aree:

1. difficoltà in alcune funzioni base (categorizzazione, pianificazione, decisione, memoria):
Chi ha un disturbo da accumulo ha:

  • difficoltà a categorizzare i propri beni (ad esempio, decidere ciò che ha valore e ciò che non ne ha);
  • difficoltà a prendere decisioni su cosa fare con tali beni;
  • difficoltà a ricordare dove sono le cose (spesso vuole mantenere tutto in vista in modo da non dimenticare).

2. idee particolari sui propri beni: 
Chi ha un disturbo da accumulo:

  • sente un forte senso di attaccamento emotivo nei confronti dei propri beni (ad esempio, un oggetto potrebbe essere avvertito come unico, una parte della persona o della sua storia);
  • si sente responsabile per gli oggetti e a volte pensa che le cose inanimate abbiano dei sentimenti;
  • sente il bisogno di mantenere il controllo sui propri beni (e quindi non vuole che nessuno tocchi o sposti tali oggetti);
  • è preoccupato di dimenticare le cose (e usa gli oggetti come promemoria visuale).

3. stress emotivo connesso all’eliminazione:
 Chi ha un disturbo da accumulo:

  • si sente molto ansioso o turbato quando si tratta di prendere una decisione su cosa eliminare;
  • ha un tratto perfezionistico che determina la paura di prendere la decisione sbagliata su cosa tenere e cosa buttare via;
  • controlla le proprie sensazioni di disagio, evitando di iniziare il compito di eliminazione e rimandando il compito;

Disturbo da accumulo: cause

Il disturbo da accumulo ha spesso un esordio precoce: spesso i primi episodi si presentano durante l’infanzia o l’adolescenza, ma al momento in cui viene richiesto un aiuto l’età media dei pazienti è 50 anni.

I fattori scatenanti il disturbo da accumulo possono essere:

  • un trauma: ad esempio un lutto o una separazione non elaborata;
  • una condizione passata o presente di ristrettezze economiche, per la quale la persona ha vissuto o vive un periodi di privazioni;
  • un’infanzia fatta di abusi e/o trascuratezza.

Disturbo da accumulo: conseguenze

Il disturbo da accumulo può avere un grave impatto sia sulla persona che ne soffre, sia sui suoi familiari, soprattutto se conviventi.
Le conseguenze più rilevanti riguardano l’aspetto economico: molto spesso gli oggetti accumulati vengono acquistati (soprattutto online), il che comporta una riduzione delle proprie finanze.
Inoltre, si verifica una compromissione importante del funzionamento lavorativo e sociale, nonché peggioramento della salute e della cura personale. 

Spesso sono frequenti anche problemi di salute: diabete, apnee notturne, artriti, disturbi cardiovascolari: è stato ipotizzato che potrebbero essere legate ad una scarsa cura di sé e alla bassa tendenza a richiedere visite mediche e specialistiche.

L’accumulo genera, infatti, disordine, scarsa igiene, esposizione a rischi e difficoltà di movimento all’interno degli spazi domestici.

Può accadere che la persona non accetti di far entrare nessuno, oppure che il materiale accumulato comporti il rischio di cadute o incendi. 

Le relazioni sociali e familiari sono molto ridotte.

Infatti, vi è un progressivo isolamento ed anche i rapporti con i familiari diventano sempre più difficili, caratterizzati da rabbia e vergogna.

Disturbo da accumulo: chiedere aiuto

Innanzitutto sarà importante comprendere se il disturbo da accumulo è primario o secondario.

Nel caso in cui sia primario allora il trattamento si concentrerà direttamente su esso.
Se è secondario il trattamento si concentrerà sul disturbo primario, e di conseguenza anche il disturbo da accumulo verrà affrontato.
Spesso risulta primario.

Di frequente si arriva a chiedere aiuto per disturbi in comorbidità più che per il disturbo di accumulo, ormai cronicizzato.

Una particolare attenzione va posta alle credenze tipiche di questi pazienti e ai comportamenti correlati all’accumulo, al disagio emotivo e all’evitamento ad esso connesso.

Il trattamento si concentrerà sulla riduzione dei sintomi in 3 macro-aree: disorganizzazione, difficoltà nel liberarsi e nel gettare via oggetti personali, tendenza a acquisirne in eccesso.

Il trattamento si avvale di:

  • skill training: finalizzato a rinforzare le capacità di problem-solving, decision making e di organizzazione;
  • esposizione graduale, immaginativa ed in vivo, agli stimoli stressanti e al gettare via oggetti;
  • ristrutturazione cognitiva delle credenze irrazionali correlate ai comportamenti di accumulo;
  • tecniche motivazionali: si pongono come obiettivo quello di ridurre l’ambivalenza di fronte alla scelta di intraprendere o meno un comportamento, aiutando il paziente ad individuare le aree di maggiore compromissione a causa dei comportamenti di accumulo e che vorrebbero ridurre;

In caso di bambini ed adolscenti con disturbi da accumulo risultano molto efficaci la psicoeducazione e la formazione delle figure genitoriali.
Infatti spesso i comportamenti di accumulo di bambini ed adolescenti sono rinforzati dalle risposte comportamentali dei genitori.

Per richiedere una consulenza psicologica puoi fissare un appuntamento contattandomi al numero 3925434665 o all’indirizzo mail psicologaromamarconi@gmail.com

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