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Binge-eating disorder: definizione e criteri diagnostici

Il Binge eating disorder, ossia il disturbo da fame incontrollata, si differenzia dagli altri disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa ed obesità) per cause e comportamenti attuati.

Vediamo insieme perchè.

Binge-eating disorder: definizione

Il Binge eating disorder (BED), traducibile in italiano con il termine “disordine da abbuffata”, consiste in ricorrenti episodi di abbuffata in un determinato lasso di tempo.

Più precisamente “in un determinato periodo di tempo viene mangiata una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili”.

Binge-eating disorder: le cause

E’ stata riconosciuta la presenza di fattori genetici nel BED: spesso è infatti un disturbo ricorrente all’interno della stessa famiglia.

Altre cause sono: difficili esperienze di vita infantili, come abuso fisico e sessuale, e l’aver subito episodi di bullismo, disturbi depressivi nei genitori, tendenza all’obesità e ripetuta esposizione a commenti negativi su forma, peso e modalità di alimentazione.

Spesso chi soffre di binge eating ha maggiore ansia, depressione ed insoddisfazione del proprio corpo rispetto a chi non ne soffre.

I fattori scatenanti o precipitanti le abbuffate possono essere: eventi vissuti come ansiogeni, dolorosi o di perdita.

Spesso è proprio il fallimento di una dieta a scatenare un’abbuffata.

Inoltre il cibo ricco di calorie o considerato come “proibito” facilita l’insorgenza delle abbuffate.

Binge-eating disorder: criteri diagnostici

Gli episodi di abbuffata, secondo il DSM 5, devono ripetersi 1 volta a settimana per 3 mesi, e devono essere accompagnati da:

  • sensazione di perdita di controllo;
  • marcato disagio;
  • sensazione di essere sgradevolmente pieni;
  • solitudine durante le abbuffate a causa dell’imbarazzo, disgusto, depressione o senso di colpa che ne consegue;
  • l’abbuffata avviene anche se non ci si sente davvero affamati.

Si distinguono inoltre 4 livelli di gravità, a seconda della frequenza delle abbuffate:

  • lieve: da 1 a 3 episodi di abbuffata a settimana;
  • moderata: da 4 a 7 episodi di abbuffata a settimana;
  • grave: da 8 a 13 episodi di abbuffata a settimana;
  • estrema: 14 o più episodi di abbuffata a settimana.

In presenza di tutti i criteri,ma nel caso in cui ci sia meno di 1 abbuffata a settimana, si parla di altro disturbo della nutrizione o dell’ alimentazione specificato.

Le abbuffate che caratterizzano il binge eating disorder potrebbero ricordare quelle della bulimia nervosa: ciò che le differenzia è la mancanza di pratiche di eliminazione (ad esempio vomito o purghe) o compensazione (ad esempio con attività fisica eccessiva).

Per questo le persone affette da BED tendono a diventare sovrappeso od obesi, accompagnati ad altri problemi di salute: disturbi cardiologici, respiratori, ecc.

Binge-eating disorder: caratteristiche

L’esordio del binge eating avviene nell’adolescenza o prima età adulta, anche se spesso si registrano anche casi di insorgenza nella tarda età adulta.

Chi soffre di binge eating arriva a chiedere aiuto più tardi di chi soffre di anoressia nervosa o bulimia nervosa, in quanto spesso non vi associa un disagio emotivo.

Eppure vi è proprio il disagio emotivo al centro del BED: queste persone hanno difficoltà a riconoscere i propri stati interni e a differenziare le sensazioni fisiche dalle emozioni.

Si parla in questi casi di “Emotional eating”: ossia l’assunzione di cibo avviene in risposta a stati emotivi come unico modo per poter gestire le emozioni negative, e talvolta quelle positive.

E presente un circolo vizioso nel binge eating disorder: emozione negativa – abbuffata – demoralizzazione.

A differenza di chi soffre di anoressia o bulimia, il centro dell’attenzione nel binge eating non è né il peso né la forma del corpo, ma proprio la difficoltà a controllare gli impulsi per gestire le emozioni.

Queste persone infatti risultano intolleranti di fronte alle emozioni negative, in risposta alle quali il cibo diviene un alleato scomodo con il quale consolarsi quando si sentono tristi, o come un modo per gratificarsi nei momenti di gioia.

Come abbiamo già detto, dopo le abbuffate la persona non mette in atto tecniche di eliminazione o compensazione: le abbuffate si lasciano dietro passività, sconforto e rassegnazione verso il peso che inevitabilmente la persona metterà su.

Chi soffre di binge eating vorrebbe abbuffarsi, ma allo stesso tempo non vorrebbe subirne le conseguenze, eppure non fa niente per evitarle.

Il binge eating è un disturbo alimentare non sistematizzato: non vi è un’organizzazione né riguardo ai periodi né ai momenti della giornata in cui devono avvenire le abbuffate: è possibile infatti che questa avvenga subito dopo un pasto regolare, o che ce ne sia più di una al giorno con un breve intervallo l’una dall’altra.

Nel binge eating prevale un senso di inadeguatezza ed impotenza, bassa autostima, con tendenza ad umore depresso, vergogna, che li porta a mangiare da soli.

Nel binge eating è presente la dismorfofobia: la tendenza a percepire visivamente il proprio corpo come più grosso di quanto non sia in realtà, accompagnata da insoddisfazione per la propria conformazione fisica.

Queste persone provano disprezzo verso il proprio corpo, ma non perseguono necessariamente la magrezza.

Inoltre il binge eating è legato all’alessitimia, ossia la difficoltà a riconoscere e verbalizzare le emozioni.

Binge eating disorder infantile: anche i bambini ne soffrono?

Non è stato ancora confermato definitivamente, ma si, anche i bambini possono soffrire di Binge eating, ed al centro del problema ci sono la famiglia e la mancanza di condivisione ed espressione delle emozioni.

Nel binge eating disorder infantile sono 2 i fattori di rischio : la mancanza di una risposta emotiva da parte dei genitori e le prese in giro, ai danni del bambino, riguardo a peso, forma fisica, abitudini alimentari o pigrizia nello svolgere attività fisica. Spesso queste prese in giro partono proprio in famiglia.

Il binge eating infantile spesso si diffonde in quelle famiglie in cui uno dei due genitori mostri un forte desiderio di dimagrire o in cui ci sia un’alimentazione restrittiva. In questi casi il bambino potrebbe iniziare a mangiare di nascosto o ad abbuffarsi.

Il bambino inizia ad utilizzare il cibo come una medicina, per lenire l’insoddisfazione di sé: un atteggiamento costruttivo, punitivo o di critica non può che alimentare il suo disagio.

Consiglio ai genitori di non soffermarsi troppo sul peso o sulla forma fisica d bambino, quanto piuttosto sul fornirgli gli strumenti necessari per gestire le proprie emozioni.

Può essere d’aiuto stimolare il bambino ad esprimere le proprie emozioni nel momento in cui le sta provando, così che possa aumentare la sua autostima e la sua voglia di sperimentarsi.

Binge-eating disorder: chiedere aiuto

Il primo passo per guarire dal binge eating, come dai disturbi alimentari in genere, è prendere coscienza di avere un problema unito ad una grande forza di volontà ed amore verso se stessi.

La valutazione psicodiagnostica può essere effettuata da uno psicologo nel corso di 2-4 incontri, nei quali verrà indagata la storia del peso, le abitudini alimentari, le emozioni che accompagnano le abbuffate, nonché la situazione sociale e familiare, il funzionamento a livello lavorativo o scolastico  e le relazioni interpersonali.

Oltre al colloquio è possibile utilizzare test o questionari autosomministrati.

Può essere utile tenere un diario alimentare, nel quale annotare la frequenza delle abbuffate e la tipologia e quantità di cibo ingerito, assieme alla sensazione o emozione provata in quel momento.

Inizialmente si noterà una grande difficoltà nel definire il proprio stato emotivo in prossimità di un’abbuffata.

La cura del binge eating può contemplare da un lato l’utilizzo di farmaci antidepressivi e dall’altro una psicoterapia individuale che vada ad analizzare il vissuto emotivo, concentrandosi sulle emozioni che incidono ed influiscono sulle abbuffate.

Il coinvolgimento dei familiari è di grande supporto nel percorso verso la guarigione.

Binge-eating disorder: intervista a Radio Roma Capitale

Vi allego qui l’intervista che ho fatto presso Radio Roma Capitale sul Binge-eating disorder.

Per richiedere una consulenza psicologica puoi fissare un appuntamento contattandomi al numero 3925434665 o all’indirizzo mail psicologaromamarconi@gmail.com

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