sindrome di Peter Pan
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La sindrome di Peter Pan: come riconoscere l’eterno bambino

A chi non è mai capitato di conoscere un adulto che si comporta più come un bambino, l’eterno fanciullo, che si rifiuta di crescere, assumersi responsabilità e prendere decisioni significative?

Vediamo più nel dettaglio cosa comporta la sindrome di Peter Pan e quali sono le conseguenze di questa immaturità affettiva

La sindrome di Peter Pan: definizione

La sindrome di Peter Pan è anche detta nanotenia psichica e può provocare grande disagio e difficoltà nella vita quotidiana. 

L’eterno Peter Pan è un adulto che si comporta come un bambino, senza seguire delle regole e senza orientarsi verso un futuro maturo e responsabile. 

Spesso dipende dall’essere cresciuti sotto una campana di vetro, iperprotetti dai genitori, senza essersi mai scontrati con delle regole, con i propri limiti e fallimenti. 

Generalmente la sindrome di Peter Pan viene sviluppata dal sesso maschile, intorno ai 20-25 anni, ossia quando ci si inizia a confrontare con le prime responsabilità, mentre le donne sviluppano maggiormente la sindrome di Wendy (clicca qui per leggere l’articolo), e si prendono cura dei loro eterni bambini.

Il più delle volte non sono consapevoli del problema, ma rendersene conto anche in minima parte può essere il primo passo verso un cambiamento, altrimenti si troverà disadattato nella vita. 

Non si può giocare per sempre. 

La sindrome di Peter Pan: caratteristiche

La sindrome di Peter Pan non riguarda solo i comportamenti ma anche le emozioni, le quali sono rimaste ad uno stadio infantile. Chi ha la sindrome di Peter Pan è incapace di esprimere in maniera matura ed adeguata le proprie emozioni ed impegnarsi seriamente in relazioni affettive ed impegni sociali e lavorativi. 

Spesso le loro scelte dipendono più dal loro umore del momento piuttosto che dal prevedere quale vantaggio, aiuto o beneficio può derivare dallo svolgere una determinata azione. 

Lo stadio infantile al quale l’eterno bambino è rimasto non va, però, confuso con il bambino interiore che ognuno di noi ha: è normale avere dei lati infantili, ci permette di esprimere creatività, immaginazione, inventiva, coraggio e spensieratezza. 

L’immaginazione fa parte di noi ed è importante che ci sia, ma non deve fondersi con la realtà altrimenti la persona finirebbe per perseguire un obiettivo inesistente. 

Generalmente i Peter Pan sono intelligenti e affascinanti. Sanno socializzare ma non sanno relazionarsi. Nelle relazioni con gli altri cercano di primeggiare o di stare al centro dell’attenzione: in queste situazioni si trovano a loro agio.

Hanno relazioni superficiali sia con gli amici che con il partner perché non vogliono riconoscere le proprie emozioni e preferiscono prendere le distanze da esse. 

Hanno paura della solitudine perché non si sentono in grado di fare da soli, si circondano di persone che possono sostituirsi a loro e si sentono così protetti e al sicuro. 

Se si dovessero trovare davvero di fronte ad eventi dolorosi possono reagire con rabbia, frustrazione o rifiuto totale dell’evento: possono sviluppare disturbi dell’umore quando sanno di dover incontrare i parenti o assumersi delle responsabilità troppo gravose all’interno della famiglia. 

Lo schema emotivo che guida le azioni di un Peter Pan sarà sempre quello di quando era bambino, quindi avrà difficoltà ad adattarsi al ruolo di marito, genitore, nonno, ed in generale ai cambiamenti richiesti dalle varie fasi della vita.

Chi ha sviluppato la sindrome di Peter Pan presenta determinate caratteristiche:

  • rifiuto di regole, responsabilità, prendere decisioni importanti: prende ogni cosa come un attacco alla propria libertà;
  • paura di impegnarsi: non significa che non vorrà instaurare una relazione affettiva con un’altra persona, ma che arrivati ad un certo punto non vorrà fare passi più importanti (convivenza, acquistare una casa, matrimonio, figli, ecc);
  • atteggiamento manipolatore: sa incantare le persone con il suo atteggiamento estroverso, divertente ed intelligente. In realtà manipola le persone perché ha paura dei cambiamenti, di essere messo di fronte a delle decisioni, delle responsabilità. Anche quando fa un favore o un regalo ad un’altra persona, in realtà lo fa per avere un suo tornaconto personale;
  • attaccamento ai beni materiali: quando vede qualcosa che gli piace tralascia tutto il resto pur di averla, comportandosi come un bambino che fa i capricci;
  • disoccupazione cronica o scarsa crescita lavorativa: si rifiuta di cercare un lavoro stabile, viene spesso licenziato per scarso impegno oppure, anche quando ha un lavoro non si impegna per fare ulteriore carriera;
  • non svolge lavori di casa: preferisce impegnare il suo tempo con i videogiochi, mentre la partner si occupa della gestione di casa e della cura dei figli;
  • mancato svincolo dalla famiglia di origine: vive ancora con i propri genitori o, se vive da solo, dipende economicamente da loro, in tutto o in parte;
  • egocentrismo: è molto incentrato solo su se stesso e sui suoi capricci momentanei;
  • eccessiva cura del proprio aspetto fisico;
  • scarsa autostima;
  • tratti narcisistici: si considera perfetto perchè non è mai stato messo di fronte al fatto di avere difetti e commettere errori;
  • eccessivo idealismo: non avendo avuto mai modo di sbagliare si idealizza come essere perfetto, privo di difetti e difficoltà;
  • procrastina: tende a rimandare le sue responsabilità in attesa che qualcuno prenda il suo posto;
  • colpevolizza l’altro: dà la colpa a tutti tranne che a se stesso;
  • cambia spesso partner e preferisce partner più giovani. Quando la relazione diventa più seria la interrompe;
  • è intollerante alle critiche.

La sindrome di Peter Pan può portare allo sviluppo di altri disturbi, quali ansia, sbalzi d’umore, sintomi psicosomatici (ad esempio mal di testa o gastrite). 

La sindrome di Peter Pan: cause

Chi sviluppa la sindrome di Peter Pan proviene generalmente da una famiglia di genitori iper-protettivi e permissivi, più interessati a piacere ai figli e ad essere loro “amici” piuttosto che i loro genitori. 

Quando un genitore è iperprotettivo ciò che trasmette, spesso inconsapevolmente, è che il figlio ha bisogno di essere protetto perché da solo non è in grado. 

Ciò ha degli effetti sull’autostima dei figli, che restano immaturi, abituati al fatto che ci saranno sempre altri ad occuparsi di loro e dei loro compiti. 
Si trasmette al bambino di essere fragile, che il genitore non si fidi delle sue capacità, di non essere adeguato. 

Generalmente questo stile genitoriale che accontenta il bambino, lo vizia, gli fa capire che tutto è permesso e che non gli permette di fare errori, riconoscerli ed imparare da essi, può provocare incapacità di coping, di problem solving, di regolazione emozionale. 

Spesso l’eterno Peter Pan rifiuta di seguire le regole perché probabilmente non gli sono mai state imposte nella sua famiglia, nè gli sono state insegnate. 

Un bambino e/o adolescente al quale si impedisce di fare, sbagliare, imparare dai propri errori, che non ha la possibilità di ribellarsi agli adulti come un normale adolescente, non formerà una propria identità, ma resterà sempre bambino, sempre immaturo. 

Un’altra possibile causa, anche se più rara, è il caso di un figlio costretto a crescere troppo in fretta: quando questa crescita avviene precocemente e in modo scorretto può trovarsi a sviluppare la sindrome di Peter Pan perchè sente la necessità di voler fare tutto ciò che non ha potuto fare da bambino e/o adolescente.

Altre cause possono essere traumi infantili, abusi, un’educazione improntata su sfida e competizione.

La sindrome di Peter Pan: cosa fare se il partner è un Peter Pan

Se vi accorgete che il vostro partner è un eterno Peter Pan non disperate troppo: anche voi potete fare la vostra parte per aiutarlo nel suo percorso di crescita, attuando 3 principali atteggiamenti:

  • non sostituitevi ai compiti che spettano a lui: questo gli permetterà di trovarsi di fronte ad un compito da svolgere o un problema da risolvere e, senza che altri lo sostituiscano, sarà obbligato ad ingegnarsi da solo;
  • non lasciate che vi colpevolizzi: i Peter Pan tendono a dare la colpa a tutti tranne che a loro stessi delle loro responsabilità mancate. Ad ognuno le sue responsabilità;
  • mettetelo di fronte al fatto che ha un problema di cui prendere atto e per il quale deve farsi aiutare. Fatelo a piccoli passi, né in maniera troppo brusca ed esasperata, né troppo morbida.

La sindrome di Peter Pan: chiedere aiuto

Chi ha sviluppato la sindrome di Peter Pan in genere non ne è consapevole e tende a respingere l’idea: arrivare a chiedere aiuto significa aver iniziato a prendere consapevolezza di avere un problema e sarà il primo passo importante, ma da solo non basta.

Il percorso di maturazione può essere lungo, difficile e può spaventare: per questo può essere d’aiuto farsi accompagnare da un professionista.

È importante che il Peter Pan venga messo di fronte alla vita reale, che non è sempre fatta di cose belle e semplici, ma è spesso in salita, con le sue difficoltà e gli eventuali errori da compiere, dolorosi ma necessari per imparare e correggersi.

Il professionista potrà guidarlo verso un percorso di maturità e di sviluppo di problem solving, dell’autostima, autonomia e capacità di riconoscere i propri errori ed imparare da essi. 

Un punto importante sarà individuare con il Peter Pan le cause che stanno alla base del suo comportamento, portandolo a riconoscere chi si è sostituito a lui, impedendogli di maturare, ed in che modalità questo è avvenuto.

Come dicevamo, maturare può far paura e serve molto coraggio: proprio per questo, non avendo mai avuto modo di gestire la propria vita da soli (a causa dell’iper-protettività dei genitori) ci vorrà molto coraggio e sostegno. 

E’ un po’ come togliere le rotelle alla bici e sostenere il bambino in equilibrio finché non prenderà il via da solo. 

Per far sì che si possa davvero maturare il Peter Pan dovrà abbandonare le proprie sicurezze per aprirsi al nuovo: distaccarsi dalle figure familiari invadenti, far spazio alla propria ombra, ossia ai lati della nostra personalità che non vogliamo riconoscere o addirittura neghiamo di avere: servirà per accettare che nella vita non ci sono solo emozioni positive, ma esiste anche la sofferenza ed emozioni più negative quali rabbia, paura e tristezza, che ci permetteranno di vivere in modo autentico.

Piano piano la persona imparerà ad assumersi sempre più responsabilità. 

Dato che la causa più probabile per cui si è sviluppata questa sindrome è il fatto di aver avuto genitori ed eventuali partner che si sono sostituiti al Peter Pan, il lavoro del professionista non dovrà concentrarsi solo su di lui, ma anche sul partner e sulla famiglia.

Per richiedere una consulenza psicologica puoi fissare un appuntamento contattandomi al numero 3925434665 o all’indirizzo mail psicologaromamarconi@gmail.com

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