Il lutto: le sue fasi e come superarlo
Quando si perde una persona amata, ci si ritrova a dover combattere questa perdita, con rabbia, frustrazione, senso di colpa, irrazionalità, negazione, tristezza.
E’ un duro colpo per chiunque, ma purtroppo la morte e la perdita fanno parte della vita e tutti prima o poi ci troviamo ad affrontarle.
Come si supera allora la perdita di una persona amata?
Vediamo insieme che cosa è il lutto e in cosa consiste il processo di elaborazione per superarlo.
Il lutto: definizione
Per lutto si intende lo stato d’animo che si vive in seguito alla perdita di una persona cara.
Generalmente il lutto si associa alla morte di qualcuno ma può verificarsi anche in caso di separazione o di altri eventi legati ad un abbandono o alla fine di una relazione importante.
Per elaborazione del lutto si intende l’intero processo di rielaborazione legato alla perdita subita. Può essere un percorso molto doloroso ma necessario per andare avanti.
Si tratta di ricostruire ed organizzare l’esperienza vissuta individuando nuovi significati.
Il percorso di elaborazione del lutto può avere una durata variabile, generalmente tra 6 mesi e 2 anni, in cui possono esserci fasi di benessere ma anche ricadute.
Il lutto: le fasi di elaborazione
L’elaborazione del lutto è un processo psicologico composto da diverse fasi che possono alternarsi e ripresentarsi, con diversa intensità e senza un ordine preciso.
Le fasi di elaborazione del lutto sono 5:
- negazione “Non è possibile che sia accaduto”: si tratta di una reazione del tutto normale e spesso è la prima ad apparire. La negazione è un meccanismo di difesa che ci permette di gestire il dolore immediato che ancora non siamo pronti ad affrontare subito dopo la perdita.
La negazione cerca di proteggerci da una realtà che non siamo ancora pronti ad accettare, è un meccanismo funzionale, soprattutto nei primi giorni dalla perdita; - rabbia “Non è giusto che sia accaduto”: la perdita viene vissuta come un’ingiustizia e si cercano i responsabili contro cui rivolgere la nostra rabbia. Potrebbero esserci realmente dei colpevoli con cui prendersela oppure potremmo arrabbiarci con noi stessi per non aver impedito l’evento o non aver fatto abbastanza. Potremmo rivolgere la nostra rabbia anche verso la persona deceduta, per averci abbandonato.
Queste accuse sono spesso poco razionali ma si tratta di una fase necessaria in cui iniziamo a riconoscere la realtà, anche se non siamo ancora in grado di farci travolgere dal dolore.
Anche la rabbia ci protegge e va vissuta fino in fondo, senza vergognarsene, anche urlando se necessario; - negoziazione “E se invece le cose fossero andate diversamente?”: più si prende atto della realtà e più il dolore avanza verso di noi e potremmo aver bisogno di scappatoie temporanee che ci permettano di costruirci un’idea di speranza e darci il tempo di adattarci alla nuova realtà.
Esplorare i diversi modi in cui l’evento poteva andare ci fa avvertire meno il nostro senso di impotenza, dandoci un sollievo temporaneo: il rischio è di soffermarci troppo a lungo su queste speranze e di rimanere, con ogni probabilità, delusi. E’ importante riuscire a parlarne con amici e familiari dai quali ricevere supporto; - depressione “Mi concedo di stare male”: in questa fase ci si sente tristi, demotivati, privi di energie, senza emozioni, con difficoltà a dormire o a mangiare. Non bisogna, però, spaventarsi: è una fase temporanea ed è una fisiologica reazione al lutto. Affrontiamo il nostro dolore, viviamolo, piuttosto che nasconderlo o zittirlo con comportamenti dannosi (alcool, droghe, ecc.).
In questa fase sarà importante parlare con persone che possano semplicemente ascoltare, senza pretendere di modificare il nostro stato. Può essere d’aiuto anche esprimere le proprie emozioni creativamente (ad esempio scrivendo una lettera a chi abbiamo perso), oppure partecipando ad iniziative per ricordare la persona defunta (ad esempio una commemorazione).
Possono esserci 2 tipologie di depressione: reattiva (la persona inizia a prendere atto delle parti di sé che ha perso con il lutto), e preparatoria (la persona inizia a prendere coscienza che non può ribellarsi al lutto); - accettazione “Posso andare avanti con la mia vita”: siamo arrivati nella fase in cui abbiamo preso atto che nulla potrà cambiare la realtà attuale.
L’accettazione è il risultato del processo di elaborazione, ma non dobbiamo avere fretta di raggiungerlo.
Non si tratta di un punto di arrivo, ma di un processo che continua, in cui a volte ci sentiremo tristi e/o in colpa, la persona amata ci mancherà, ma saremo anche in grado di proseguire con una vita ricca di gratificazioni nella quale la persona amata trova una nuova collocazione dentro di noi.
Il tempo di permanenza in una specifica fase è variabile e soggettivo e dipende dall’efficacia delle azioni che svolgiamo per gestirla, che possono essere più o meno funzionali.
Tuttavia, perchè si arrivi a completare il processo di elaborazione del lutto, è necessario sia accettare che è una perdita definitiva, sia una gestione funzionale del dolore.
Il lutto: le reazioni
Le normali reazioni ad un lutto possono essere di 2 tipi:
- reazioni emotive: tristezza, rabbia, senso di colpa, ansia, solitudine, auto-rimprovero, shock, stordimento, attacchi di panico, pensieri ricorrenti, ecc;
- reazioni fisiche: pianto, disturbi del sonno, mal di testa, stanchezza, disturbi del comportamento alimentare, dolori muscolari, tristezza, perdita o aumento di peso, apatia, ecc.
Il lutto: il lutto patologico
Si parla di lutto patologico o non risolto per definire una reazione al lutto che supera, in termini di intensità e durata, ciò che ci si aspetterebbe in base alla cultura e alla società di appartenenza.
E’ uno stato duraturo ed intenso di dolore tale da bloccare chi ne soffre e impedendogli di andare avanti.
I sintomi sono numerosi, simili alla depressione ma non così pervasivi.
Nel lutto patologico la nostalgia è un tormento, i pensieri sono soprattutto negativi (ad esempio “non ce la farò mai a superarla, se sto così vuol dire che ho un problema”, ecc.), i rimuginii su come la morte si sarebbe potuta evitare sono intensi e numerosi.
Inoltre anche pensare che la propria reazione sia sbagliata innesca il rimuginio, il quale a sua volta innesca la tristezza e impedisce il superamento del lutto.
L’evitamento porta invece a non integrare la perdita nella propria vita.
Il lutto patologico rende difficilissimo, se non impossibile, immaginare che la propria vita possa proseguire, avere un senso, senza la persona defunta.
Il lutto: chiedere aiuto
Durante il processo di elaborazione del lutto è importante permettere all’altra persona di esprimere ciò che sente, rispettare i suoi tempi ed essere a sua disposizione, senza volerla cambiare e senza giudicare i suoi sentimenti.
Non sempre, però, chi è accanto a noi è in grado di sostenerci nel modo giusto, soprattutto se a sua volta deve elaborare il proprio lutto.
Aiutare una persona depressa può essere frustrante, molto faticoso e si può finire per provare rabbia verso la persona che “non vuole star meglio”.
Inoltre è possibile che, per vari motivi, il processo di elaborazione del lutto si protragga per molto tempo, diventando patologico.
Può essere allora d’aiuto rivolgersi ad un professionista, che ascolterà il paziente e favorirà l’espressione delle emozioni negative che sta vivendo, come tristezza, rabbia, ansia, solitudine, senso di colpa, ecc.
In tal modo lo aiuterà a sopportare la sofferenza causata dal lutto, aiutandolo ad elaborarlo senza strategie di evitamento.
L’obiettivo finale sarà quello di aiutare il paziente a vivere tutte le fasi di elaborazione del lutto fino ad accettare il lutto come una nuova parte della propria vita ed andare avanti.
Per richiedere una consulenza psicologica puoi fissare un appuntamento contattandomi al numero 3925434665 o all’indirizzo mail psicologaromamarconi@gmail.com