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Dipendenza affettiva: cause, sintomi e come uscirne

Quando nasce una nuova storia d’amore sembra di vivere una favola, ma cosa accade quando è presente un attaccamento eccessivo, insicurezza, gelosia?

Quando il partner viene monopolizzato e manipolato dall’altro si parla di dipendenza affettiva.

Dipendenza affettiva: definizione

La dipendenza affettiva è una forma di amore patologico che porta allo sviluppo di relazioni distruttive.
Rientra nella gamma delle new addiction (nuove dipendenze), assieme a gioco d’azzardo, shopping compulsivo, dipendenza da internet, dipendenza dal sesso.

La dipendenza affettiva è una dipendenza vera e propria, e come tale va presa seriamente ed affrontata: si tratta di una modalità distorta di vivere la relazione con l’altro, e le cui conseguenze possono essere spiacevoli, appesantire il rapporto e portarlo alla sua rottura. 

Qualsiasi sia l’oggetto o l’ambito della dipendenza, possiamo renderci conto di essere dipendenti da qualcosa/qualcuno dal momento in cui ci accorgiamo di non poterne far a meno, e la dipendenza affettiva non fa eccezione.

Nella dipendenza affettiva l’altro viene posto al di sopra di ogni cosa, anche di se stessi e la relazione genera disagio, piuttosto che felicità in quanto spesso l’ossessione è unilaterale e destinata ad essere distruttiva.

Dipendenza affettiva: caratteristiche

Spesso chi è dipendente raramente si rende conto di esserlo. 

Il 99% dei dipendenti affettivi è di sesso femminile, tra i 20 e i 27 anni fino ad arrivare a donne adulte, anche con figli.
Si tratta di donne fragili, che non hanno ancora imparato ad amarsi, si sentono inadeguate e sono spinte dalla necessità di gratificazione. Provengono da famiglie disfunzionali in cui i bisogni non sono stati riconosciuti in modo adeguato e da adulte mettono in atto lo stesso stile di attaccamento sperimentato nell’infanzia, finendo per non sentirsi mai amate abbastanza nella relazione. Cercano un partner bisognoso di sostegno in modo da potersi riscattare. 

Come in ogni dipendenza, anche nella dipendenza affettiva c’è una componente compulsiva: il voler stare con l’altro a qualsiasi costo, perché si ha la convinzione che egli possa colmare un vuoto, tranquillizzare dall’ansia o dalla paura di non essere importante, di valore. 

Chi soffre di dipendenza affettiva addossa all’altro una grande responsabilità: quella di dargli ciò che non hanno ricevuto da bambini, non essendo in grado di soddisfare loro stessi né, a volte, individuare ciò di cui avrebbero davvero bisogno. 

Il dipendente affettivo pretende che l’altro ci renda felici ed appagati per qualcosa che egli non sa dare a se stesso. 
Quando l’altro non potrà renderlo felice e colmare le sue mancanze, allora il dipendente tenderà a lamentarsi e ad incolparlo. 

Il partner viene visto non come una persona separata ma come un’estensione di noi. 

Il dipendente è soggetto a sbalzi d’umore e instabilità emotiva: può passare dall’idolatrare l’altro a lamentarsene come fosse la causa di tutti i suoi squilibri.

Il partner, invece, presenterà spesso modalità ambivalenti e svalutanti che non faranno che confermare al dipendente il suo non valere abbastanza. 

Il sesso, per il dipendente affettivo, deve essere vissuto intensamente, c’è il bisogno che sia vero perché è l’unico modo per sentirsi davvero vicini al partner.
Inoltre spesso il sesso viene utilizzato per controllare e manipolare una relazione di per sè sbilanciata. 

Dipendenza affettiva: sintomi

La dipendenza affettiva presenta in genere dei “sintomi” ricorrenti:

  • manipolazione affettiva: avviene verbalmente o con azioni simboliche ed ha lo scopo di minare la sicurezza del partner al fine di renderlo insicuro e, di conseguenza, dipendente;
  • autostima bassa o nulla: il dipendente affettivo ha generalmente una bassa autostima e considerazione di sè, ritiene di essere poco importante, mai abbastanza;
  • incapacità di dire “no”: proprio a causa della bassa autostima e della convinzione di aver poco valore, il dipendente affettivo è sempre propenso a dire di sì, rendersi accogliente e disponibile, per paura che altrimenti l’altro possa andarsene; 
  • mancanza di un progetto comune: in queste coppie non sono presenti desideri, progetti e interessi, ma paura, sensi di colpa, ricerca di conferme, necessità da soddisfare, tensioni;
  • attenzione concentrata all’esterno: il dipendente affettivo attribuisce all’esterno sia la possibilità di essere felice e la colpa della sua infelicità. Le sue richieste all’altro possono essere eccessive ed estenuanti ma il dipendente può non rendersene conto;
  • ricerca passiva: il dipendente affettivo ha fame compulsiva di qualsiasi cosa possa appagarlo, pur non avendo davvero le idee chiare sul suo obiettivo: è come se mangiasse distrattamente per saziarsi d’amore anziché di cibo, o chi si lega ad una persona e non la lascia per paura di restare solo;
  • la dipendenza vera e propria: chi soffre di una dipendenza sente di non poter vivere senza l’oggetto della sua: in questo caso allora sarà resistente ad un eventuale cambiamento, che nella sua convinzione comporterebbe perdere la possibilità di essere felice ed appagato;
  • la cieca insistenza: il dipendente insiste in maniera esagerata sull’oggetto della sua dipendenza, allo scopo di confermare la sua convinzione che esso sia giusto o possa davvero aiutarlo;
  • l’abitudine: chi soffre di dipendenza ne è talmente assuefatto da non rendersene conto;
  • escalation: il partner non può colmare le carenze del dipendente: in realtà solo lui può riuscirci. Ma nella sua forte convinzione che l’oggetto della dipendenza sia la “cura”, il dipendente chiederà all’altro sempre e sempre di più;
  • idealizzazione dell’altro: l’altro viene idealizzato, considerato perfetto, i difetti vengono eliminati;
  • paura dell’abbandono e del rifiuto: quando si soffre di dipendenza affettiva e l’attaccamento al partner è patologico si inizia a vivere anticipando scenari di abbandono e rifiuto anche quando non ci sono avvisaglie. In questa situazione si può iniziare a soffrire anche di attacchi di panico;
  • paura della solitudine: il pensiero di stare da soli è terrificante e provoca panico. Inoltre se la relazione finisce, il dipendente affettivo può fare stalking all’altro allo scopo di controllarlo e tornarci insieme;
  • difficoltà a prendere decisioni autonomamente: le decisioni vengono delegate al partner;
  • bisogno di piacere: vengono manifestate opinioni e desideri che si pensa possano piacere al partner, allo scopo di venir accettati da lui/lei, e vengono invece nascosti i propri, per paura che potrebbero non piacere all’altro;
  • rinunce: il dipendente affettivo è pronto a rinunciare a tutto il suo mondo (amici, lavoro, famiglia, hobby) pur di restare con l’altro;

I sintomi fisici di cui generalmente soffre il dipendente affettivo sono: stanchezza, problemi posturali, cattiva nutrizione, problemi respiratori, problemi al sistema immunitario e problemi digestivi, ad esempio la gastrite. 

Dipendenza affettiva: cause 

La dipendenza affettiva trova le sue origini nell’infanzia: si tratta di una profonda carenza emotiva ed affettiva avvenuta nella nostra infanzia che trascina i suoi effetti anche nell’età adulta. 

Generalmente, le cause più frequenti dello sviluppo di una personalità emotivamente dipendente sono:

  • trascuratezza, maltrattamenti, abusi infantili, parentificazione (il genitore si fa accudire dal figlio), infantilizzazione (messa in atto di comportamenti infantili da parte dei genitori), o forme minori di disattenzione, tradimenti e relazioni conflittuali tra i genitori: questi comportamenti impediranno ai genitori di fornire sostegno, amore, sicurezza, autostima.
    L’altro rappresenterà finalmente la possibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni di amore, sostegno e sicurezza che gli sono mancati nell’infanzia;
  • iper-protettività: se i genitori si sono sostituiti ai figli, impedendogli di diventare autonomi, questi bambini da adulti avranno sempre bisogno di consultare qualcuno che gli dica cosa fare, diventandone dipendenti e sentendosi persi in loro assenza.

Il risultato sarà che il bambino si convincerà di essere meritevole di attenzioni ed amore solo quando riuscirà a soddisfare le aspettative e i bisogni distorti dei genitori, e in futuro, delle figure che lo circonderanno (partner e amici).

In ogni caso la paura di essere abbandonato dall’altro farà nascere un attaccamento morboso e dipendente nei suoi confronti, caratterizzato da una devozione cieca per il compagno ed un progressivo annullamento di sé. Da parte sua, l’altro potrà manipolarlo con estrema facilità. 

Chi è stato trascurato, maltrattato o abusato nell’infanzia è in attesa di ricevere dall’altro un riconoscimento che non arriverà mai. 
Si mette in atto un iper investimento nella relazione, la cui riuscita sarebbe un riscatto ai propri traumi infantili.
I propri bisogni vengono negati, in quanto, considerati egoistici.

Cerchiamo ora di comprendere meglio le cause della dipendenza affettiva: alla nascita e durante l’infanzia, ci troviamo tutti coinvolti in una relazione di dipendenza dalle figure di accudimento: questa relazione è essenziale per la nostra sopravvivenza. 

Se questa relazione sarà positiva, il bambino si sentirà accolto e riconosciuto in ogni suo aspetto emotivo, non aderirà a modelli di comportamento distorti e sarà in grado, una volta adulto, di intrecciare delle relazioni sane. 

Se, invece, la relazione di dipendenza con le figure di attaccamento sarà insicura, evitante o disorganizzata (Bowlby 1969), il bambino tenterà in ogni modo di aderire ai modelli genitoriali inconsci, tagliando una parte di sè autentica, ma che minaccia il proseguimento di quella relazione: la conseguenza sarà lo sviluppo di forme di dipendenza affettiva patologiche. 

Se durante l’infanzia le figure di accudimento sono state in qualche modo carenti, allora anche da adulti il nostro bambino interiore cercherà ciò che non ha ricevuto da piccolo. 

Non potendo riceverlo dai propri genitori nè riuscendo a colmare loro stessi le carenze, il dipendente cerca al di fuori una forma di appagamento sostitutivo, la quale alla lunga si rivelerà comunque insoddisfacente e tenderà anzi ad aggravare il proprio stato emotivo.

La dipendenza affettiva è maggiormente diffusa tra le donne, probabilmente a causa dei modelli educativi acquisiti nell’infanzia, in quanto il genere femminile è spesso quello che subisce, non si ribella e si prende cura del compagno e dei figli. 

Dipendenza affettiva: tipologie di partner

Chi soffre di dipendenza affettiva di solito può orientarsi verso 3 tipologie di partner: 

  • co-dipendente: il dipendente sceglie qualcuno che a sua volta soffra di dipendenza affettiva;
  • narcisista: governa la relazione e svaluta la persona dipendente, che fa di tutto per farsi amare ed accettare. Il dipendente idealizza il narcisista, lo vede come un essere perfetto ed è lusingato dal poter avere una relazione con lui/lei. Quando il narcisista inizierà a ritirarsi dalla relazione, il dipendente farà di tutto pur di poterci restare;
  • uomo impossibile: è già impegnato o distante, o in qualche modo impossibile da avere. Conquistarlo diventa, quindi, una sfida. 

Dipendenza affettiva: 8 tipologie

L’associazione americana Love Addicted Anonymous riconosce almeno 8 tipologie di dipendenza affettiva:

  • dipendenza affettiva ossessiva: non riesca a staccarsi dal partner anche se il partner non è più disponibile.
    Probabilmente ha sviluppato anche una dipendenza verso altre sostanze;
  • co-dipendenza affettiva: si basa sull’estremizzazione del prendersi cura dell’altro sperando di essere ricambiato prima o poi dalla relazione: la dipendenza non è più verso la persona, ma verso la relazione in sé;
  • dipendenza affettiva narcisista: usa la seduzione per dominare il partner. La sua dipendenza si delinea solamente nel momento in cui viene abbandonato o in cui emerge la sua paura di essere abbandonato;
  • dipendenza affettiva ambivalente: ricerca l’amore ma ha terrore dell’intimità;
  • dipendenza affettiva seduttiva-rifiutante: ha bisogno di un partner per ricevere affetto, ma poi tende a rifiutare il partner quando si sente sicuro, generando un ciclo continuo;
  • dipendenza affettiva romantica: relazioni di breve durata, ma di diversa intensità con partner multipli.

Dipendenza affettiva: conseguenze

Chi soffre di dipendenza affettiva arriva spesso a trascurare i suoi bisogni o a non avere le energie per portare a termine le proprie attività.
Spesso trascorre gran parte del suo tempo a spiare e controllare il partner, per il quale prova una gelosia paranoide.

Se la dipendenza affettiva diventa molto morbosa, un’improvvisa interruzione della relazione da parte del partner può avere delle conseguenze da non sottovalutare, come ad esempio:

  • disturbo dipendente di personalità, se la dipendenza affettiva diventa patologica e presenta altri sintomi;  
  • depressione grave, ansia generalizzata, inappetenza, anoressia nervosa, insonnia e malinconia;
  • autolesionismo, suicidio o tentativi di suicidio;
  • stalking, fino ad arrivare a maltrattamenti fisici e verbali nei confronti dell’ex-partner. 

Dipendenza affettiva: chiedere aiuto

Rivolgersi ad un professionista significa innanzitutto lavorare sulla consapevolezza della propria dipendenza: spesso chi soffre di dipendenza affettiva non ne è consapevole, o se lo è tende a negare il suo problema in quanto se ne vergogna. 

Inoltre il terapeuta aiuterà il paziente a sviluppare una migliore assertività: il dipendente deve arrivare a saper dire no, senza la paura di venire giudicato o abbandonato. 

Riconoscere ciò che si è vissuto nell’infanzia, ricercando le cause che possono aver portato a sviluppare una personalità tendente alla dipendenza affettiva sarà un altro dei passi fondamentali da compiere.

Infine si lavorerà sullo sviluppo della consapevolezza della propria autenticità (ossia di quelle parti di sé autentiche, tagliate via nell’infanzia per aderire ai modelli genitoriali), senza generare sentimenti di colpa, vergogna o paura che esprimere i propri bisogni od opinioni significhi mettere a rischio il legame: per questo sarà importante l’accrescimento dell’autostima del dipendente.

Mano a mano che si diventa più consapevoli del proprio essere e dei propri bisogni si svilupperà una relazione sana e autentica con il terapeuta, e successivamente con altre figure: le relazioni saranno vissute come un’opportunità di confronto ed arricchimento, piuttosto che essere basate sulla continua ricerca di qualcosa che colmi il nostro vuoto interiore. 

La soluzione, diversamente da quanto si potrebbe pensare, non è data dall’allontanamento dal partner ma dall’agire su se stessi, raggiungere una propria indipendenza affettiva, ricercare la propria forza dentro di sé piuttosto che ricercarla nell’altro, e voler stare col partner per volontà propria e non solo per paura di restare soli e non poter sopravvivere. 

Un piccolo consiglio che può essere d’aiuto sarà quello di comprendere i propri desideri e bisogni e cercare di metterli in atto nel momento in cui il partner è assente: prendetevi del tempo per voi stessi e per ciò che vi piace.

Degli esempi possono essere la meditazione, lo yoga, lo sport, frequentare un corso, dedicarsi alla lettura, alla cucina o a tutto ciò che ci può far concentrare su noi stessi, e non sull’altro. 

Per richiedere una consulenza psicologica puoi fissare un appuntamento contattandomi al numero 3925434665 o all’indirizzo mail psicologaromamarconi@gmail.com

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